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Mercato e Filiera





Inutile recriminare sulle responsabilità, se non per evitare di ripercorrere errori già fatti: il
Paese sembra aver sperperato le azioni coraggiosamente condotte con privatizzazioni
che hanno smantellato un sistema industriale pubblico, debole per cause esogene alla re-
altà industriale, ma forte di massa critica per fronteggiare i mercati internazionali, capace
di produrre ricerca, sviluppo e management tecnico-operativo di alto livello.
Speravamo in un capitalismo privato, purtroppo frequentemente (anche se non unica-
mente) rivelatosi privo di visione e ripiegato su risultati di breve termine. Guardavamo ai
Paesi più avanzati per comprendere le dinamiche di settore, studiando l’evoluzione USA
fondata sulla matrice triangolare prodotto/mercato/cliente soggetta alla holding di gestio-
ne (Carloni, maggio 1990).
Ponevamo in evidenza che impianti e infrastrutture sono costituiti da una componente
materiale (equipaggiamenti, componenti, materiali) e una immateriale che presiede alla
realizzazione del “prodotto impiantistico” attraverso attività tecniche, gestionali e comple-
mentari e che copre aspetti importantissimi, dallo sviluppo del mercato alla gestione indu-
striale e politica, dall’ingegneria fnanziaria alla contrattualistica, dall’analisi di rischio alle
coperture assicurative, dall’analisi ambientale e territoriale alla formazione del consenso.
Con cicli di prodotto di lunga durata avente inizio molto prima della realizzazione concreta
e fne molto dopo il fatto produttivo (Arcelli, novembre 1991).
Su Impiantistica Italiana nel febbraio 1992 le sintesi delle tre tavole rotonde del XVIII Con-
vegno Animp - “La cultura impiantistica e i suoi referenti”, “Presenza e problemi dell’im-
piantistica italiana all’estero”, “L’impiantistica italiana in Italia e nella CEE”- producevano
concetti e defnizioni ancora attuali:
• la cultura impiantistica come base per una preparazione psicologica alla interdisci-
plinarietà, per il superamento maturo ed esperto degli specialismi rigidi di una certa
ingegneria (Lando);
• la realizzazione di un impianto si ispira a valori mutuati dal panorama culturale, quali il
rispetto dell’ambiente, delle risorse naturali, del paesaggio e della sicurezza (Ferrari);
124 • impiantistica vicina al mondo dei servizi e al terziario in veste di proponente di un
prodotto-servizio (Faletti);
• impiantistica vettore nei processi di internazionalizzazione (Genco);
• industria e università (Rendo);
• componente immateriale delle realizzazioni (Arcelli);
• dimensione familiare dell’imprenditoria italiana come elemento frenante di sviluppo
(Rendo);
• esportazione componente non residuale in funzione della congiuntura domestica;
• project fnancing;
• omogeneità di regole.
Rappresentavamo doviziosamente problemi e prospettive dell’impiantistica italiana nell’e-
laborato “L’impiantistica italiana nel settore chimico e petrolchimico”: una fotografa di
come eravamo e dove pianifcavamo di essere nel medio termine, interessante per una
comparazione ex post (Sebasti, giugno 1992).
I fatti negativi del sistema Paese del 1992 incidevano fortemente sui bilanci dell’anno
successivo in “un epoca di aspettative deboli e incerte” nelle parole del Presidente Animp,
che però rivendicava la necessità di presenza e ruolo accentuati della nostra Associazione
per riemergere (Orsi, ottobre 1993).
In questo ambito evocative due mesi dopo le parole del Presidente all’Assemblea dei Soci
nel defnire “diffcile e lento il passaggio della nostra economia da Caporetto a Vittorio
Veneto” (Orsi, dicembre 1993).
Un messaggio di ottimismo proveniva dal Presidente di Ansaldo che segnalava come i ra-
dicali mutamenti geopolitici avrebbero determinato più intense attività di settore nei Paesi
in via di sviluppo. Infatti, saltato il paradigma bipolare dettato dalla divisione in blocchi, un
nuovo ventaglio di opportunità si presentava agli attori del settore ma, come sempre ac-
cade, alle opportunità si affancavano i rischi di una competizione più vasta e aggressiva.
Progetti di local content, project fnancing e, più in generale, organizzazione dei mezzi di
realizzazione, intesa come gestione completa dal componente più semplice al disegno
più complesso e al prodotto più tecnologico, defnivano la connotazione strategica di
“fliera”, apparentemente ancora oggi unica via atta a garantire il successo (o la sopravvi-
venza?) dell’industria impiantistica nazionale (Clavarino, marzo 1993).
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