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Il progetto “Green Refinery” perché individua un percorso alternativo alla mera
La realizzazione di un impianto industriale con tec- chiusura di un sito industriale. La riconversione ha
nologia Ecofining è stata però frenata dagli alti co-
sti di investimento, troppo elevati rispetto a quelli infatti consentito la riqualificazione di un sito indu-
richiesti per la produzione di FAME e quindi diffi-
cilmente accettabili dal mercato. Il maggior costo striale esistente, che altrimenti sarebbe stato di-
rispetto al FAME, in termini sia di investimento sia
di costi operativi, non aveva quindi consentito di smesso. Il sito è integrato con la realtà locale e la
passare alla industrializzazione della tecnologia.
Negli anni successivi però, il perdurare della crisi sua riconversione ha avuto il pieno supporto degli
economica e la sensibile riduzione dei consumi
petroliferi ha accentuato il surplus di capacità di attori economici locali poiché ha consentito il man-
raffinazione in Europa. Anche per Eni si pone il pro-
blema della riduzione della propria capacità produt- tenimento sostanziale dei livelli occupazionali.
tiva. Nel 2011 Eni decide di chiudere la raffineria di
Venezia, prima raffineria costruita in Italia nel 1926, Sfruttando le strutture impiantistiche esistenti e
che, tra quelle di proprietà dell’azienda, presentava
limitata capacità di lavorazione e un ciclo di raffi- ampiamente ammortizzate, è stato possibile, con
nazione semplice, ipotizzando di trasformarla in un
deposito. un investimento complessivo di circa 170 milioni di
euro, realizzare una bioraffineria con una capacità
di lavorazione che, quando sarà a regime (“Step 2”
entro il 2017), raggiungerà 560.000 t/anno. L’im-
pianto è entrato in produzione a maggio 2014 (fi-
gura 5). Attualmente la capacità di lavorazione è di
circa 350.000 t/anno, bilanciata sulla disponibilità
di idrogeno prodotto con l’impianto esistente di re-
forming catalitico.
Con l’entrata in marcia della bioraffineria di Vene-
zia Eni produce autonomamente circa la metà del
proprio fabbisogno di biocarburanti per soddisfare
le prescrizioni delle Direttive Europee. L’impianto
a regime prevede una riduzione delle emissioni di
lNaOriXdeuzSioOn2eindeplepsaortriicsopleatttoivdamel e3n2t%e dreislp4e5tteo 65% e
al pre-
cedente assetto di raffineria.
Fig. 5 – Progetto Green Refinery: due step Sviluppi futuri: cariche
di seconda generazione
Fig. 5 - Discharge Resistor In questo contesto nasce il progetto Green Refine-
ry, che consiste nella conversione di una raffineria Attualmente la materia prima utilizzate è essenzial-
tradizionale in bioraffineria con tecnologia Ecofi- mente olio di palma, data la sua ampia disponibilità
ning, riutilizzando le strutture esistenti per convertir- sul mercato internazionale e il costo competitivo ri-
le in impianti idonei alla produzione di biocarburanti spetto ad altre materie prime vegetali. L’olio di pal-
a partire da cariche vegetali. Questa idea innovativa ma è approvvigionato direttamente da una società
è stata brevettata da Eni nel settembre 2012 (n. controllata da eni senza avvalersi di intermediari ed
MI2012A001465). è certificato secondo la norma ISCC (International
Il revamping di un impianto esistente consente di Sustainability in Carbon Certification), una delle tre
ridurre drasticamente i costi di investimento di circa norme riconosciute dall’Unione Europea. La certifi-
1/4 rispetto a un impianto con tecnologia Ecofining cazione ISCC garantisce che:
di pari capacità costruito ex novo. Inoltre, si riduco- • le piantagioni non siano localizzate su terreni
no sensibilmente i tempi di realizzazione.
Grazie a questa idea Eni decide, in alternativa alla che presentano elevato valore di biodiversità
chiusura, di realizzare la bioraffineria di Venezia: e/o elevato stock di carbonio;
prima bioraffineria al mondo ottenuta dalla conver- • l’adozione di tecniche di coltivazione avanzate
sione di una raffineria tradizionale, utilizzando il suo per la protezione di suolo, acqua e aria, il ri-
brevetto. spetto dei diritti umani, del lavoro e di proprietà
Il progetto ha una forte valenza strategica per Eni dei terreni;
• la riduzione delle emissioni di gas a effetto
serra di almeno il 35% rispetto alle emissio-
ni derivanti dall’utilizzo di carburanti di origine
petrolifera.
Tuttavia, Eni intende gradualmente utilizzare cari-
che alternative di seconda e terza generazione, non
in competizione con il settore agroalimentare.
Nel primo semestre 2015 è già stato portato a ter-
mine con pieno successo il primo test industriale di
cariche di seconda generazione (oli vegetali esausti
da filiera nazionale). Sono inoltre in fase avanzata
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