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L’Italia alla prova
In questo quadro si inserisce la non molto dissimile
situazione dell’Italia, che soddisfa il suo fabbisogno
di energia primaria per 3/4 con forniture estere e lo
copre per oltre 4/5 con energie fossili. Più esatta-
mente, secondo le statistiche 2017 di British Petro-
leum, nel 2016 le quote sono state: 38,4 % alla pari
tra petrolio e gas, 7,2% il carbone, 6,1% l’idroelet-
trico, 9,9% le rinnovabili.
Complessivamente, il consumo ha ripreso a cre-
scere, unitamente all’economia, all’efficienza e alle
rinnovabili, le quali hanno superato il target del 17%
fissato per il Paese dal noto piano dell’Ue 20-20-
20, ovvero 20% di incidenza delle rinnovabili, 20%
La Sen prevede per le fonti rinnovabili (principalmente solare ed eolico) il raggiungimento del di risparmio sui consumi finali e 20% di riduzione
28% sui consumi complessivi al 2030 rispetto al 17,5% del 2015; in termini settoriali, l’obiettivo delle emissioni di gas serra al 2020, rispetto ai va-
si articola in una quota di rinnovabili sul consumo elettrico del 55% al 2030 rispetto al 33,5% del
2015; in una quota di rinnovabili sugli usi termici del 30% al 2030 rispetto al 19,2% del 2015; in lori del 1990, intesi come medie europee.
una quota di rinnovabili nei trasporti del 21% al 2030 rispetto al 6,4% del 2015 Bene, si potrebbe dire: la ripresa c’è, l’efficienza e
le rinnovabili sono cresciute. Ma ovviamente, pur-
intergenerazionale, parla il crescente tasso di disu- troppo, tutto questo non basta, né per crescere,
guaglianza, visto che negli ultimi dieci anni l’incre- né per competere come si potrebbe, anche se il
mento della ricchezza globale è andato per la metà nostro Esecutivo esorta a vedere la metà piena del
a beneficio dell’1% della popolazione mondiale, bicchiere. Perché il percorso verso la decarboniz-
così che oggi questo 1% è passato a detenere dal zazione fissato dall’Europa passa per nuovi target
46% a oltre la metà della ricchezza globale. al 2030, 27% di rinnovabili, 27% di efficienza e 40%
Dunque, non si può dire che al suo esordio la nuo- di riduzione della CO . E, come detto, quest’ultima
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va era della conoscenza stia traguardando l’obiet- riduzione è ora resa ancora più pressante dall’incal-
tivo dell’equità. Perché il sapere che conta, quello zare di un 60% al 2040 e dall’esortazione del Par-
necessario per crescere e competere, rimane at- lamento europeo di raggiungere il 100% al 2050,
tentamente custodito all’interno di élite ristrette e la rispetto al precedente 80%.
rete non lo può raggiungere. E così essa, almeno Dunque, si può prevedere che il decorso del tempo
per ora, tradisce l’attesa di essere uno strumento chieda azioni ancor più incisive di quelle recente-
capace di assicurare pari opportunità. mente riformulate dalla Strategia Energetica Nazio-
Ma le spinte epocali cui è sottoposto il mondo nale (Sen) definitivamente approvata nel novembre
mutano gli equilibri e lo stanno cambiando radical- scorso. E in ogni caso occorrerà attuarla puntual-
mente e quindi si può sperare che sia solo que- mente, diversamente da quanto accaduto con la
stione di tempo: di informazione, di formazione e prima edizione varata nel 2013, specie se la si vuo-
di sedimentazione del sapere. Rete, digitale e big le utilizzare come guida per gestire il ruolo dell’e-
data stanno diffondendo, infatti, le informazioni a nergia quale strumento abilitatore della crescita del
macchia d’olio e favoriscono e maturano le consa- Paese, come essa si propone di essere.
pevolezze di quali sono i veri obiettivi da raggiun-
gere, mentre con le nuove tecnologie si adeguano i Si può prevedere che il decorso del tempo
modelli di produzione e consumo. chieda azioni ancor più incisive di quelle
In tal modo con la manifattura additiva delle stam- recentemente riformulate dalla Strategia
panti 3D, si decentrano e personalizzano le produzio-
ni, si erodono i monopoli e riprende forza il concetto Energetica Nazionale definitivamente
di “piccolo e bello”. Nel contempo, i problemi eco- approvata. Occorrerà attuarla
nomici e ambientali obbligano a ottimizzare il profilo puntualmente, specie se la si vuole
di impiego di manufatti e servizi a favore dell’efficien- utilizzare come guida per gestire il ruolo
za, del riciclo e dello sharing, che la società inizia a
preferire rispetto alla proprietà esclusiva, perché più dell’energia quale strumento abilitatore
comodo e, per molti versi, più conveniente. della crescita del Paese.
Questo mutamento di pelle del sistema economico
si sta riflettendo ovviamente in primis sul sistema Un compito impegnativo e complesso, perché in
energetico, accelerato anche dalla necessità di realtà le responsabilità nazionali in materia di ener-
fornire in tempi brevi elettricità e servizi affidabili e gia, ambiente e sostenibilità sono molteplici e per
sostenibili alle popolazioni che ne sono prive, pri- assolverle le misure devono connettersi precisa-
vilegiando in tal modo la generazione distribuita, mente:
rinnovabile e informatizzata dei piccoli impianti, a • con il Piano Nazionale per l’Energia e il Clima
scapito delle grandi infrastrutture. al 2030, attuativo dell’omonimo europeo, e
Impiantistica Italiana - Gennaio- Febbraio 2018 37