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quasi completamente priva di competenze tecniche
e gestionali in grado di guidare le attività, in quanto
ha spostato a libro matricola di AM tutta la dirigenza
tecnica e si è quasi del tutto concentrata sulla
gestione della bonifica di siti dismessi e non passati
ad AM.
Il quadro attuale, tutt’altro che roseo per il futuro di
questo settore, vede oggi: da un lato, un gestore
con un atteggiamento volto a mantenere una
conduzione tutta orientata al quotidiano e al massimo
contenimento degli esborsi (posticipo di ogni tipo di
investimento, massimo ricorso alla CIG, ecc.), da
un altro, la proprietà che manca di una struttura
tecnica in grado di riprendere in mano la direzione tentativo di salvaguardare la funzionalità minima
delle attività e, da un altro ancora, il Governo che, degli impianti e di definire un assetto produttivo
a fronte di dichiarazioni circa la volontà di salvare e adeguato dello stabilimento di Taranto. Sull’aspetto
rilanciare l’attività, sembra di fatto attestato su un prettamente tecnico- impiantistico, un gruppo
attendismo che sottostima pesantemente i danni di dirigenti della dismessa società di ingegneria
generati da una gestione orientata al disimpegno Italimpianti, ancora attivi in campo siderurgico,
e che rende ogni giorno più arduo e costoso il ha sviluppato una proposta tecnica finalizzata a
percorso di risanamento e rilancio che dichiara contemperare le esigenze ambientali con quelle
di voler perseguire. La partita per la sorte dei tre industriali e occupazionali dello stabilimento del
stabilimenti da tempo è giocata su due tavoli: quello capoluogo pugliese.
prioritario dell’accordo, tentato in extremis, per Lo studio ha come premessa che l’Italia, per non
evitare il disimpegno di AM probabilmente disposta uscire dal novero dei Paesi industrializzati, non può
anche a pagare una penale in caso di recesso, e fare a meno della siderurgia e che in questo particolare
quello, al momento colpevolmente trascurato, del momento lo Stato deve intervenire, trovandosi
di fronte a un’alternativa: o
finanziare la cassa integrazione
a vita a migliaia di persone, o
rilanciare un’attività industriale
basata su soluzioni tecniche
innovative e “pulite”. La proposta
tecnica interviene sull’area
primaria dello stabilimento di
Taranto giungendo a esporre
conclusioni affidabili, ragionevoli
e tecnicamente razionali.
Lo studio prevede che tutti gli
interventi di bonifica ambientale
previsti dall’AIA, e quelli di
manutenzione straordinaria
What to do with the steel
industry in Taranto?
The international economic crisis has severely affected the steel industry. The
Taranto plant, today owned by Arcelor-Mittal and earlier ILVA, has faced not only
economic difficulties but it has also encountered judicial problems connected
with the environmental pollution generated by the production leading to the
commissioner of the company and the impeachment of the Property and
management in force; this situation had significant effects on the technical-
production efficiency of the plants. On the purely technical-plant engineering
aspects of a possible relaunch of the Taranto plant, a group of former managers
of the disused Italimpianti engineering company, still active in the steel industry,
developed a proposal aimed at balancing the environmental needs with the
industrial and employment needs. The main data of the proposal are outlined in
the article.
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