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IL DOTTORATO INDUSTRIALE
È un progetto di formazione e ricerca che prevede la collaborazione tra un’impresa innovativa, un dottorando e
l’università. Il progetto di ricerca è concordato tra l’università e l’impresa per rispondere a specifiche esigenze aziendali.
Consiste nell’assegnare al dottorando una borsa per fare ricerca applicata in ambito aziendale, in modo da acquisire
elevate competenze professionali. Contemporaneamente l’impresa fa innovazione coinvolgendo il dottorando in un
progetto di ricerca di lungo periodo con l’assistenza di ricercatori universitari altamente qualificati. Infine, l’universi-
tà realizza al contempo le sue tre missioni istituzionali di ricerca, formazione e trasferimento, creando valore per lo
sviluppo socio-economico del territorio.
E come dovrebbero migliorare offerta universi-
taria, qualità, organizzazione dell’insegnamen-
to e inserimento degli studenti nel mondo del
lavoro?
Su questo punto mi sento di dire che dovremmo noi
universitari cercare di aprire di più le porte al mon-
do industriale attraverso testimonianze, seminari e
attività laboratoriali congiunte. Spesso vengo con-
tattato da aziende per segnalare laureandi o laureati
da assumere: a fronte di queste richieste rispondo
sempre che l’università non può essere assimilata
ad un’agenzia di lavoro interinale (seppur abbiamo
ormai degli uffici placement molto efficienti) da con-
Aula Magna Sant’Agostino, Università degli studi di Berga-
Già molte aziende hanno compreso come mo
sia più importante gestire il ciclo di vita misurata da una minore capacità brevettuale e ridot-
di un asset piuttosto che venderlo. ti investimenti in ricerca e sviluppo (i dati ISTAT 2015
Il ruolo del service associato ad un riportano 71 brevetti per milione di abitante contro i
112 della media UE e una spesa in R&D dell’1,3 %
impianto è sempre più rilevante contro il 2% a livello UE). Questo è dovuto in gran
parte proprio alla presenza nel nostro tessuto indu-
tattare alla bisogna, ma come sia importante anche striale di una quota significativa non solo di piccole o
in questo caso per un’azienda attivare un rapporto medie, ma in particolare di micro-imprese con meno
di collaborazione più duraturo e continuo, attraverso di dieci dipendenti (il 95% del totale contro il 4,5%
per l’appunto la disponibilità a tenere testimonianze delle PMI e lo 0,5% di grandi aziende). Ebbene: se
industriali, a ospitare delle visite industriali o pro- per certe realtà aziendali di dimensione molto ridotta
muovere degli stage. non ha forse senso parlare di formazione di terzo
Cosa potrebbe fare il mondo accademico per
le PMI? Dovremmo noi universitari cercare di
Le piccole e medie imprese sono sicuramente le aprire di più le porte al mondo industriale
realtà che hanno maggiormente bisogno di una attraverso testimonianze, seminari
relazione più intensa con il mondo accademico. e attività laboratoriali congiunte
Università degli Studi di Berga- Sappiamo come uno dei limiti del nostro sistema in-
mo, sede di Caniana dustriale sia la minore propensione all’innovazione,
livello o di attività di ricerca, è evidente che per la
stragrande maggioranza di tale tipologia di aziende
l’unico modo per avere quella massa critica neces-
saria per svolgere attività di ricerca e sviluppo è fare
leva su relazioni aperte e durature con enti di ricerca,
parchi scientifici, centri di trasferimento tecnologico.
Per rispondere a queste esigenze, le università italia-
ne si sono già attrezzate con la costituzione di TTO
(technology transfer offices) che svolgono proprio un
ruolo importante di ponte tra mondo della ricerca
e della formazione universitaria e fabbisogni di in-
novazione delle PMI. Lo dico anche per esperienza
personale, visto che nel mio Ateneo, l’Università de-
gli Studi di Bergamo, ho la delega come Prorettore
al trasferimento tecnologico, innovazione e valoriz-
zazione della ricerca: in virtù anche della missione
sul territorio di UNIBG, l’interlocuzione con le as-
Impiantistica Italiana - Gennaio-Febbraio 2017 47